50 anni fa, sabato 12 dicembre 1970, nel primo anniversario
della strage di Piazza Fontana (Milano, 12 dicembre 1969, 17 morti)
a Milano nel corso di una manifestazione veniva ucciso dalla
polizia Saverio Saltarelli, di 23 anni, di Pescasseroli d’Abruzzo,
studente al terzo anno di giurisprudenza alla Università Statale di
Milano, comunista internazionalista.
Perché Saverio era in piazza in
quel 12 dicembre?
Saverio venne ucciso dalla polizia mentre manifestava per
ribadire la matrice reazionaria e fascista della strage del
dicembre precedente; denunciare la morte di Giuseppe Pinelli per
defenestrazione nella questura di Milano; solidarizzare con gli
anarchici Valpreda, Bagnoli, Borghese, Di Cola, Gargamelli, Mander,
incolpati della strage senza alcuna prova o indizio e da
quasi un anno incarcerati in attesa di giudizio.
Oggi sembra strano, ma cinquanta anni fa la convinzione dell’innocenza
degli anarchici era condivisa da pochi.
50 anni fa, sabato 12 dicembre 1970, nel primo anniversario
della strage di Piazza Fontana (Milano, 12 dicembre 1969, 17 morti)
a Milano nel corso di una manifestazione veniva ucciso dalla
polizia Saverio Saltarelli, di 23 anni, di Pescasseroli d’Abruzzo,
studente al terzo anno di giurisprudenza alla Università Statale di
Milano, comunista internazionalista.
Perché Saverio era in piazza in
quel 12 dicembre?
Saverio venne ucciso dalla polizia mentre manifestava per
ribadire la matrice reazionaria e fascista della strage del
dicembre precedente; denunciare la morte di Giuseppe Pinelli per
defenestrazione nella questura di Milano; solidarizzare con gli
anarchici Valpreda, Bagnoli, Borghese, Di Cola, Gargamelli, Mander,
incolpati della strage senza alcuna prova o indizio e da
quasi un anno incarcerati in attesa di giudizio.
Oggi sembra strano, ma cinquanta anni fa la convinzione dell’innocenza
degli anarchici era condivisa da pochi.
50 anni fa, sabato 12 dicembre 1970, nel primo anniversario
della strage di Piazza Fontana (Milano, 12 dicembre 1969, 17 morti)
a Milano nel corso di una manifestazione veniva ucciso dalla
polizia Saverio Saltarelli, di 23 anni, di Pescasseroli d’Abruzzo,
studente al terzo anno di giurisprudenza alla Università Statale di
Milano, comunista internazionalista.
Perché Saverio era in piazza in
quel 12 dicembre?
Saverio venne ucciso dalla polizia mentre manifestava per
ribadire la matrice reazionaria e fascista della strage del
dicembre precedente; denunciare la morte di Giuseppe Pinelli per
defenestrazione nella questura di Milano; solidarizzare con gli
anarchici Valpreda, Bagnoli, Borghese, Di Cola, Gargamelli, Mander,
incolpati della strage senza alcuna prova o indizio e da
quasi un anno incarcerati in attesa di giudizio.
Oggi sembra strano, ma cinquanta anni fa la convinzione dell’innocenza
degli anarchici era condivisa da pochi.
50 anni fa, sabato 12 dicembre 1970, nel primo anniversario
della strage di Piazza Fontana (Milano, 12 dicembre 1969, 17 morti)
a Milano nel corso di una manifestazione veniva ucciso dalla
polizia Saverio Saltarelli, di 23 anni, di Pescasseroli d’Abruzzo,
studente al terzo anno di giurisprudenza alla Università Statale di
Milano, comunista internazionalista.
Perché Saverio era in piazza in
quel 12 dicembre?
Saverio venne ucciso dalla polizia mentre manifestava per
ribadire la matrice reazionaria e fascista della strage del
dicembre precedente; denunciare la morte di Giuseppe Pinelli per
defenestrazione nella questura di Milano; solidarizzare con gli
anarchici Valpreda, Bagnoli, Borghese, Di Cola, Gargamelli, Mander,
incolpati della strage senza alcuna prova o indizio e da
quasi un anno incarcerati in attesa di giudizio.
Oggi sembra strano, ma cinquanta anni fa la convinzione dell’innocenza
degli anarchici era condivisa da pochi.
Roberto Franceschi nasce a Milano il 23 luglio 1952 da Lydia e
Mario, entrambi appartenenti a famiglie della media borghesia, il padre
di Lydia democratico e antifascista dovette riparare all’estero
all’avvento del fascismo e lei nasce a Odessa.
Roberto frequenta a Milano, con risultati via via sempre più
brillanti la scuola elementare e le prime due classi della scuola media
inferiore.
Per ragioni di lavoro del padre tutta la famiglia si
trasferisce per due anni in Sicilia, il primo anno a Gela dove egli
termina il ciclo della scuola media dell’obbligo, il secondo anno a
Catania dove frequenta il primo anno del liceo scientifico statale.
Tornato a Milano completa gli studi liceali presso il Liceo
Scientifico Statale “Vittorio Veneto” ottenendo la stima e la
considerazione dei suoi insegnanti e l’affetto dei suoi compagni. Viene
scelto a rappresentare la scuola milanese in un viaggio, organizzato
attraverso il Ministero della Pubblica Istruzione, per un gruppo di
studenti italiani in Germania su invito delle autorità scolastiche di
Bonn (1-26 luglio 1970). In tale occasione è ospite della famiglia del
giudice Hans Stössel Presidente del Tribunale Regionale di Wurzburg. È
l’amicizia tra un vecchio democratico tedesco e un giovane democratico
italiano.
Inizia negli anni di liceo a sviluppare i suoi interessi
sociali e politici aderendo all’allora Movimento Studentesco.
Dopo la maturità, conseguita con il massimo dei voti, si
iscrive alla facoltà di Economia politica presso l’Università “Luigi
Bocconi” facendosi subito notare per la vastità del sapere, per la
serietà e l’impegno non solo in campo culturale ma anche in quello
sociale e politico. All’Università Bocconi è uno dei leader del
movimento studentesco che cerca di arginare l’insorgere di quella
mentalità che voleva l’attività politica prioritaria rispetto
all’impegno culturale e la ricerca della via facile nello studio,
convinto che l’essere dalla parte degli sfruttati significa mettere a
loro disposizione il meglio della ricerca scientifica. Scrisse di lui
un compagno di studi:
“Roberto, la sua ferrea volontà, la sua onestà intellettuale,
la sua incrollabile fede nella scienza, la sua costante ricerca della
verità, il suo amore per la cultura, la sua illimitata fiducia nelle
possibilità dell’uomo, dopo la sua morte, hanno aiutato me e molti
altri compagni a superare le difficoltà, a correggere gli errori e ad
andar avanti”.
La sera del 23 gennaio 1973 era in programma un’assemblea del
Movimento Studentesco presso l’Università Bocconi. Assemblee di questo
tipo erano state fino ad allora autorizzate normalmente e non avevano
mai dato adito a nessun incidente e, nel caso specifico, si trattava
dell’aggiornamento di una assemblea già iniziata alcuni giorni prima;
ma l’allora Rettore dell’Università quella sera ordinò che potessero
accedere solo studenti della Bocconi con il libretto universitario di
riconoscimento, escludendo lavoratori o studenti di altre scuole o
università. Ciò significava vietare l’assemblea e il Rettore informò la
polizia, che intervenne, con un reparto della celere, intenzionata a
far rispettare il divieto con la forza.
Ne nacque un breve scontro con gli studenti e i lavoratori e,
mentre questi si allontanavano, poliziotti e funzionari spararono vari
colpi d’arma da fuoco ad altezza d’uomo.
Lo studente Roberto Franceschi fu raggiunto al capo, l’operaio
Roberto Piacentini alla schiena. Entrambi caddero colpiti alle spalle.