logo
Fausto Tinelli 18 anni

Milano, 18 marzo 1978 via Mancinelli.

A colpi d'arma da fuoco vengono uccisi Fausto Tinelli e Lorenzo Iannucci, militanti del centro sociale Leoncavallo.

Dopo un pomeriggio con gli amici, verso le 19.30, Fausto e Iaio si incontrano alla "Crota Piemunteisa" di via Leoncavallo, uno dei luoghi di ritrovo abituale dei giovani del quartiere Casoretto, e del vicino centro sociale Leoncavallo. Nella sala biliardo del locale, diranno in seguito vari testimoni, ci sono tre giovani che nessuno aveva mai visto. Fausto e Iaio si ritrovano li, come abitualmente facevano, per andare a cenare a casa Tinelli: Danila, la mamma di Fausto, ha preparato il risotto. Alle 21 sarebbero tornati al "Leo" per assistere al concerto in programma.

Fra le 19.30 e le 19.45 si incamminano: non fanno il percorso abituale- via Leoncavallo, via Mancinelli e quindi Casoretto, ma si incamminano lungo via Lambrate in direzione di piazza S. Materno, per poi risalire lungo via Casoretto. In via Lambrate c'è un residence dove risiedono personaggi particolari, fra cui Gianni Mazzeo di origine trentina, come Fausto.

Fausto e Iaio giungono all'edicola situata qualche metro prima dell'angolo tra via Casoretto e via Mancinelli: l'edicolante li sente commentare i titoli dei giornali sul sequestro Moro. Sono le 19.55 circa, e qualcosa in via Mancinelli attira la loro attenzione ...

Poco più avanti, davanti alla "Anderson School", ci sono tre persone. Nonostante Danila li stesse aspettando, i due ragazzi raggiungono il gruppo - testimoni parlano di uno scambio di battute. Quindi si ipotizza che Fausto e Iaio siano stati chiamati da qualcuno di conosciuto.

Marisa Biffi, che vede la scena, parla di una discussione animata e nota alcuni particolari, fra cui dei sacchetti di plastica in mano a qualche membro del gruppo: due indossano impermeabili chiari, il terzo un giubbotto marrone. All'improvviso sente dei colpi, come di petardi. Due figure si accasciano al suolo, mentre gli altri tre si allontana lungo via Mancinelli. A terra rimangono Iaio, ucciso sul colpo, e Fausto, che morirà durante il trasporto verso l'ospedale.

La signora Biffi non è stata l'unica a notare la situazione. Tiziano, un ragazzo che abitava in via Casoretto n.8, esce proprio in quei minuti da casa. Riconosce Fausto e laio che imboccano via Mancinelli e racconta che, pochi secondi dopo, vede due persone correre come se si stessero allontanando dall'ingresso di via Mancinelli. I due corrono piuttosto velocemente: il primo, giubbotto scuro, capelli castani e ricci, riesce a prendere al volo l'autobus "55". L'altro si allontana verso via Accademia.

Il gruppo che ha fatto fuoco, uccidendo Fausto e Iaio, intraprende una via di fuga diversa. Anziché uscire subito da via Mancinelli e prendere via Casoretto, pecorre completamente via Mancinelli in direzione dell'incrocio con via Leoncavallo dove c'è il deposito ATM e, una trentina di metri prima, l'ingresso ad un garage pubblico che da sul retro del centro sociale Leoncavallo. Diverse persone dicono di aver notato la presenza di questi ragazzi: ventenni, impermeabili chiari e giubbotto scuro. Discordanti sono le versioni sulla direzione che gli assassini prendono. Dal deposito ATM la voce prevalente parla di un tipo col giubbotto scuro che si immette velocemente nella piccola via Chavez, mentre gli altri due sarebbero entrati in una lavanderia situata a ridosso dell'incrocio stesso -guarda la cartina.

In queste pagine abbiamo pubblicato la sintesi di anni di inchieste, giudiziarie e indipendenti, e i collegamenti con la destra eversiva e la malavita. In questa storia troviamo personaggi e organizzazioni che ricorrono frequentemente negli affari e misteri italiani: Massimo Carminati, la "Banda della Magliana", i "N.A.R." . Una storia che affonda le sue radici nelle leggi speciali, nella repressione dei movimenti, e nel libero mercato dell'eroina dove, negli anni, si sono realizzati formidabili e redditizi sodalizi, come dimostrano i libri e i contributi prodotti. Una storia in cui la Magistratura, e quindi lo Stato, hanno la responsabilità di non aver voluto tirare le fila dei chiari elementi a disposizione.

Ma la storia di Fausto e Iaio è anche una storia di amore e di passione, e sopratutto è un esempio straordinario sulla realtà dei rapporti sociali in questo paese, sulla natura dello Stato, della Magistratura e, ovviamente, chiarisce da che parte stare.

La riapertura delle indagini 47 anni dopo

Oggi, 47 anni dopo, riparte l'inchiesta sulla morte di Fausto e Iaio. La gip Maria Idria Gurgo di Castelmenardo ha deciso di accogliere la richiesta della Procura, presentata nei giorni scorsi, e ha riaperto l'indagine sul duplice omicidio.

Il fascicolo era stato archiviato nel dicembre del 2000 dalla gip Clementina Forleo che aveva evidenziato "significativi elementi" a "carico della destra eversiva e in particolare degli indagati" che, però, all'epoca non erano mai diventati prove definitive. Un fascicolo conoscitivo sul duplice omicidio di Fausto e Iaio era stato poi aperto all'incirca un anno fa, in seguito alla richiesta inviata dal sindaco Giuseppe Sala al procuratore Marcello Viola con l'obiettivo di "dare loro, ai loro cari e alla città tutta quella giustizia e pace indispensabili per una vera memoria condivisa". In quell'occasione i pm del dipartimento antiterrorismo, Leonardo Lesti e Francesca Crupi, avevano chiesto all'ufficio reperti del Palazzo di Giustizia milanese di effettuare alcune ricerche per individuare quali fossero i corpi del reato conservati su cui poter effettuare nuove analisi. Sul luogo dell'omicidio, allora, venne rinvenuto un berretto di lana blu che, però, non fu mai sottoposto ad accertamenti e non fu più trovato tra i reperti.
La perizia calligrafica su un volantino di stampo neofascista

Sulla base di una perizia calligrafica eseguita su un volantino di rivendicazione trovato a Roma pochi giorni dopo il delitto si è deciso di riaprire le indagini. Il messaggio era firmato: "Esercito Nazionale Rivoluzionario, Brigata Combattente Franco Anselmi", il terrorista dei Nar (Nuclei Armati Rivoluzionari, organizzazione terroristica italiana, di orientamento neofascista e neonazista d'estrema destra) morto il 6 marzo 1978 in un conflitto a fuoco durante un tentativo di rapina. Nel provvedimento si fa riferimento a possibili nuove piste investigative.

"È una notizia che conferma come sia imperativo fare piena luce su un tragico duplice omicidio di due ragazzi incolpevoli se non del loro impegno civile e politico", ha dichiarato in merito alla riapertura delle indagini l'avvocato Nicola Brigida, legale di Maria Iannucci e Danila Angeli, rispettivamente sorella e madre di Fausto Tinelli. Alla sua voce si è poi aggiunta anche quella dell'Associazione familiari e amici di Fausto e Iaio. "L'Associazione ha sempre sostenuto la tesi del coinvolgimento e della responsabilità di appartenenti alla destra neofascista di allora, ma chiede anche che venga fatta luce sui veri mandanti dell'assassinio", così in una nota l'Associazione ha commentato la riapertura delle indagini sull'omicidio del 18 marzo 1978. "Le indagini ripartono dal punto dove arrivarono prima dell'archiviazione del caso nel 2000. Auspichiamo che la gip incaricata abbia la possibilità, attraverso nuovi indizi e il riesame di testimonianze e reperti, di trovare una strada che possa portare ad un processo" perché "la mancanza di una verità giudiziaria sulla vicenda di Fausto e Iaio è una ferita aperta nella città di Milano medaglia d'oro della resistenza".


Da FaustoeIaio.info e da Fanpage