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Davide Cesare (Dax) 27 anni

Milano, 16 Marzo 2003

Di professione camionista, Davide Cesare, per i compagni semplicemente Dax, è un militante comunista ed antifascista, sempre presente alle manifestazioni organizzate dal Magazzino 47 di Brescia e, soprattutto, dal Centro Sociale O.R.So. (Officina di Resistenza Sociale) di Milano.

La notte del 16 marzo 2003, Dax esce con alcuni compagni del Centro Sociale O.R.So. da un bar di Milano nella zona ticinese, in via Brioschi. I quattro antagonisti incrociano due fratelli, simpatizzanti dell'estrema destra, che portano a passeggio un cane rottweiler. Fra i due gruppi, da un iniziale alterco, si passa alle vie di fatto e all'uso di armi bianche. Due ragazzi del C.S.O. vengono feriti (uno in modo più grave, ma si salverà), mentre Davide Cesare, colpito da 13 coltellate, muore durante il trasporto all'ospedale.

Gli aggressori verranno in seguito identificati come cani sciolti, non legati a specifici gruppi politici e membri della famiglia Morbi: due fratelli, Federico (28 anni) e Mattia (17 anni), e il padre Giorgio (54 anni).

Il figlio maggiore Federico la settimana precedente aveva denunciato di aver subito un'aggressione, ad opera di una decina di giovani indicati quali appartenenti all'area antagonista gravitanti nella stessa zona, riportando lesioni giudicate guaribili in cinque giorni.

Appena diffusa la notizia del decesso di Cesare, alcuni ragazzi appartenenti all'area antagonista cittadina si ritrovano fuori dall'ospedale San Paolo (dove gli aggrediti erano ricoverati) per accertarsi delle condizioni dei loro compagni. Qui iniziano gli scontri con le forze dell'ordine (polizia e carabinieri presenti fuori dall'edificio) che impediscono l'accesso al pronto soccorso. Dieci militanti di estrema sinistra vengono gravemente feriti ed alcuni percossi anche all'interno del pronto soccorso stesso, dove cercavano rifugio. Secondo la questura l'uso della forza da parte delle forze dell'ordine sarebbe stato giustificato poiché «dovevamo impedire che i giovani portassero via la salma del ragazzo».

In seguito a questi avvenimenti il personale del pronto soccorso dovrà interrompere il servizio fino alle sette del mattino seguente e molti pazienti saranno spostati in altre strutture per ricevere adeguate cure.
Il processo

Inizialmente l'omicidio viene catalogato come il «degenerare di una rissa tra balordi» e l'aggressione al San Paolo è giustificata dalla reazione delle forze dell'ordine alle continue intemperanze da parte dei compagni di Dax, che cercavano di "trafugare" la salma dall'ospedale.

Grazie alle testimonianze dei giovani compagni, medici e pazienti presenti, oltre che a quella di un videoamatore che ha registrato l'accaduto, si è riusciti a fare maggiormente luce sull'accaduto e a smentire che si trattasse di una rissa tra balordi.

Nel maggio del 2004 sono arrivate le sentenze. Il figlio maggiore è stato condannato a 16 anni e 8 mesi di reclusione. Il padre, inizialmente prosciolto perché non ritenuto responsabile dell'aggressione, è stato condannato a una reclusione di 3 anni e 4 mesi per il tentato omicidio di uno dei compagni di Dax assieme al figlio più piccolo. Queste sentenze non si discostano tanto da quelle richieste dal pubblico ministero Nicola Di Plotti (18 anni per il primo e 5 per il secondo). A queste pene vanno aggiunti 150.000 euro di risarcimento alla madre e 200.000 alla compagna e alla figlia di Dax. Il figlio minore, accusato dell'omicidio di Davide e del tentato omicidio di un altro ragazzo, ha scontato 3 anni di messa alla prova, come stabilito dal Tribunale dei minori. Per quanto riguarda, invece, i fatti del San Paolo, la sentenza di primo grado è arrivata nel 2006 con tre condanne (due compagni di Davide Cesare sono stati condannati a un anno e otto mesi, mentre un maresciallo dei carabinieri è stato condannato a sette mesi) e quattro assoluzioni. I giudici hanno inoltre imposto ai militanti il pagamento di una provvisionale di 100.000 euro per risarcimenti. Assolti, invece, sia altri due appartenenti a centri sociali milanesi sia altri due esponenti delle forze dell'ordine, per i quali la procura della repubblica aveva chiesto la condanna. In sede di processo d'appello, il maresciallo dei carabinieri è stato assolto, restando confermate le altre decisioni del tribunale; la sentenza d'appello è stata confermata dalla Cassazione nel 2009.

Da Anarcopedia.org