"E ho da farti un duro racconto / hanno bussato alla mia porta di mattina presto / e ho saputo quello che era successo nella notte al Corto / quando ero lì ho visto / un inferno un incendio un inferno di lamiere / e sotto le macerie un fiore / alcuni piangono altri non parlano."
Così gli Assalti Frontali, in Terra di nessuno, ricordano le fiamme che la notte del 19 maggio 1991 hanno devastato il Centro Sociale Corto Circuito uccidendo Auro Bruni, diciannovenne cresciuto a Roma da madre eritrea.
Il
CSOA Corto Circuito era stato occupato il 21 aprile 1990 nella zona di
Lamaro, vicino Cinecittà, nella periferia sud di Roma, divenendo subito
un luogo di aggregazione per il territorio, su tematiche sociali e
politiche, antirazziste e antifasciste. Auro abita nella zona della
Romanina, con la madre, il fratello e la sorella.
Fa qualche piccolo
lavoro saltuario, a volte vende CD nel banchetto di un parente, ama lo
stadio, è molto abile nella breakdance. Non è un militante politico ma
nel centro sociale ha trovato un ambiente amico, che lo ha accolto e in
cui sta bene.
Quella sera chiede di dormire al Corto Circuito, ha avuto
litigi in casa. I compagni cercano di dissuaderlo, nei giorni precedenti
ci sono state azioni razziste e fasciste nella zona, come in tutta
Roma, ma Auro decide di rimanere.
Gli danno allora un bastone per
difendersi e in tarda serata escono, lasciandolo vicino all’ingresso,
seduto su una poltrona. Dopo aver fatto un giro, ritornando in zona
vedono un fumo denso alzarsi dal centro. Chiamano i vigili del fuoco,
subito accorrono gli altri compagni. I pompieri spengono l’incendio, il
centro è raso al suolo.
La mattina successiva, il corpo di Auro viene trovato fra le macerie. Cosparso di benzina dopo essere stato colpito alla testa, è bruciato insieme all’edificio.
Lo hanno ucciso i fascisti,
denunciano subito i compagni dei centri sociali. Il giorno successivo,
con una telefonata al TG3, arriva la rivendicazione dei Disoccupati
italiani nazionalisti, una sigla sconosciuta riconducibile ad ambienti
di estrema destra.
Ma le forze di polizia e la magistratura vogliono far
passare la versione della faida e del regolamento di conti nei giri
dello spaccio di droga. Con l’obiettivo di criminalizzare i luoghi di
aggregazione della sinistra antagonista, le indagini vengono indirizzate
contro i frequentatori del Corto Circuito.
Alcuni compagni sono interrogati, sottoposti a pressioni e tecniche intimidatorie, quindi indagati per reati pesantissimi come concorso in omicidio, occultamento di cadavere, incendio doloso. Alla fine sono prosciolti ma l’indagine viene archiviata senza prendere altre strade.
Scrivono i compagni in un manifesto: L’assassinio
di questo nostro fratello dovrà pesare come un macigno sopra coloro che
stanno incoraggiando e legittimando, con la loro politica di stampo
autoritario, le azioni criminali della estrema destra.