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Alberto Brasili 19
anni Milano, 25 maggio 1975 Domenica 25 maggio 1975: sono le dieci e mezzo di sera, Alberto Brasili, 19 anni, e la sua ragazza Lucia Corna, 23, stanno camminando in via Mascagni, a Milano, vicino a piazza San Babila. É troppo tardi quando si accorgono di essere stati seguiti da cinque fascisti, usciti dal bar all’angolo fra corso Vittorio e piazza San Babila. Quando Antonio Bega, Pietro Croce, Giorgio Nicolosi, Enrico Caruso e Giovanni Sciabicco gli sono addosso, hanno solo il tempo di vedere il luccichio delle lame. Alberto viene colpito da cinque coltellate, tutte ad organi vitali, quando arriva all’ospedale Fatebenefratelli il cuore smette di battergli, squarciato da una coltellata. Lucia viene colpita con eguale brutalità, ma sopravvive perchè gli squadristi che le si accaniscono addosso la colpiscono all’emitorace sinistro, mancando il cuore di pochi centimetri. Alberto dall’età di quattordici anni
era uno studente lavoratore, frequentava le scuole serali, e di giorno
lavorava in un negozio di antifurti elettrici, in modo da portare a casa
uno stipendio in più, di cui la famiglia aveva necessità. Egli era un ragazzo che, come molti altri, si impegnava nella lotta per il diritto allo studio, e partecipava alle manifestazioni del movimento: nel 1970 ad esempio aveva partecipato all’occupazione della sua scuola, il Settembrini, per l’introduzione del biennio sperimentale, ed era stato identificato dalla polizia durante lo sgombero. I due ragazzi aggrediti dalla squadraccia missina erano colpevoli di essere “vestiti da comunisti”, e di aver staccato un manifesto dell’MSI, vicino alla sede dell’ANPI dove poi sono stati colpiti alle spalle. La situazione a Milano in questo periodo è rovente: a seguto dell’omicidio dell’antifascista Claudio Varalli da parte di Antonio Braggion, militante di Avanguardia Nazionale, avvenuto il 16 aprile, e delle numerose iniziative e manifestazioni antifascite, il comune si era visto obbligato a negare tutte le piazze per il comizio per l’inizio della campagna elettorale dell’MSI, che si sarebbe dovuto tenere alcuni giorni dopo la morte di Alberto, per evidenti motivi di ordine pubblico.
L’ennesima vittima di una lunga serie di compagni uccisi dai neofascisti
organici al Movimento Sociale Italiano e che avevano come luogo di
scorribande Piazza San Babila. Per il delitto di Alberto Brasili, Antonio Bega sarà condannato a 17 anni e 8 mesi, Giorgio Nicolosi, Enrico Caruso e Pietro Croce a 16 anni e 4 mesi, Giovanni Sciavicco, minorenne all’epoca dei fatti, a 10 anni di reclusione. Come in tutte le altre occasioni, dove i neofascisti sono protagonisti di questi omicidi, la destra fascista che oggi è al governo nasconde le responsabilità dei militanti iscritti al Movimento Sociale Italiano, partito di provenienza sia della Presidente del Consiglio Meloni “detta Giorgia” sia del Presidente del Senato Ignazio La Russa. da Osservatorio sulla repressione e Milano in movimento |