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31 gennaio 2004 - Manifestazione a Roma
29 gennaio 2004

DOVERI PER TUTTI, DIRITTI PER POCHI 

La nuova dimensione europeista con cui il nostro ed altri Paesi si stanno rifacendo il look forgia la sua immagine, apparentemente smagliante, su di una serie di presupposti assolutamente incongruenti rispetto alle più elementari forme di convivenza civile, altresì definibili quali pubblicità ingannevole:si pensi al (recente ed effimero) machismo monetario dell’euro nei confronti del dollaro, all’abbattimento delle frontiere doganali attraverso il trattato di Schengen, o al rafforzamento di organismi quali il Parlamento Europeo (….ad oltre 20 anni dalla sua istituzione).

Sarebbe a dire che tutto funzioni, finalmente. Se non si tenesse conto dell’immigrazione, anzi del “problema” o della “questione “immigrazione. Ma l’immigrazione non è un concetto astratto: sono invece donne, uomini, bambine e bambini, persone in possesso di un’identità da difendere e da salvaguardare giorno dopo giorno, nel nostro come in altri paesi. E non solo geograficamente. Ma soprattutto culturalmente, politicamente, religiosamente, legalmente.

La legge è uguale per tutti, si sa, ma forse per chi viene da un Paese extra europeo (anzi extra comunitario) è ancora più uguale che per gli altri. Più uguale e più applicabile che per gli altri. Lo è stata, ad esempio, nel 1943, ai tempi della deportazione di oltre 500.000 zingari (loro, evidentemente, meno celebrati nell’ambito della giornata della memoria). Lo è oggi, con la legge Bossi-Fini (difficile immaginare in tali casi leggi ad personam o legittimi sospetti al riguardo) più uguale e meno giusta.

Dover accettare tutto col sorriso sulle labbra, dalle battute razziste agli apprezzamenti di terz’ordine se sei donna (anzi, femmina…), adattarsi a qualunque tipo di alloggio ed essere disponibile a qualsiasi tipo di lavoro irregolare, e pazienza se ogni tanto qualcuno ci rimette la pelle (come nel caso di Ramon Quigige, autotrasportatore notturno de”Il manifesto” in Piemonte che, a causa del gelo, è finito fuori strada cagionando la morte della moglie e ferendo la figlia, e che non ha neppure il danaro sufficiente per riportare la salma della moglie nel proprio paese….) o subisce violenza fisica solo perché colpevole di passare all’Ostiense, dinnanzi ad un covo di fascisti esaltati più che dal tifo calcistico, dalla logica della sopraffazione nei confronti del più debole.

Per non parlare, quindi, del nuovo impianto legislativo approntato dalla Bossi-Fini che mira a considerare l’immigrazione (e non la persona, o il soggetto di diritto immigrato) come una sorta di lampada da accendere quando serve e da spengere quando non serve più, e magari da rispedire a casa se non ha ottenuto la regolarizzazione tramite il rinnovo del contratto di lavoro. Che costituisce un ulteriore coltello il cui manico è tra le mani dei padroni.

Non sarà certo l’apertura istituzionale a 4 consiglieri comunali aggiunti, (e al consigliere aggiunto in ogni municipio) a migliorare le cose, né la recente proposta-spot del Governo di concedere il diritto di voto per le elezioni amministrative solo a chi risieda in Italia da un certo numero di anni (manca, invece, una normativa europea armonizzatrice a tale riguardo, mentre non manca affatto una normativa europea che armonizzi il caso del cittadino di uno Stato membro che si trasferisca in un altro Stato membro, vedi legge…..) e a condizioni francamente ricattatorie, quasi a doversi sottomettere alla nostra cultura e civiltà, a rendere l’Italia (e con essa l’intera Europa dei 15, oramai divenuti 25) un paese al passo con il “problema” o con la “questione”immigrazione.

Questa giornata europea costituisce un importante base da cui partire per nuove lotte improntate alla soggettività di tutte le persone che decidano di vivere e lavorare in Italia, abbattendo il muro di gomma del pregiudizio e dell’indifferenza, o meglio ancora, della compiacenza rispetto a chi pretende diritti e si vede invece presentare un “conto” di doveri sempre più caro da pagare.

RECLAMIAMO QUINDI UGUALI DIRITTI PER TUTTI GLI UOMINI E LE DONNE CHE VIVONO E LAVORANO IN ITALIA, INDIPENDENTEMENTE DALLA LORO NAZIONALITA’ O PROVENIENZA!

Associazione Walter Rossi
29 gennaio 2004